Wells sembra aver preso il posto di Stuart/SHM/Tont (altro nick foriero di formidabili perle) nel tentativo di portare a termine questa missione disperata, e così il 2 novembre del 2007, con riferimento ad un articolo di Hammer, scrive questo commento:
"Mi domando che interesse avete a deformare la realtà in un modo così rozzo.
Cioè, mi domando, che senso ha sparare bufale di questa portata.
Il piano Bojinka era stranoto agli americani esattamente dal 1995, quando i terroristi furono presi dalla polizia filippina e confessarono tutto.
Prima e seconda parte del piano."
Il commento di Wells è incomprensibile, perché Hammer non aveva mai messo in dubbio la circostanza da lui richiamata, ma si stava riferendo ad altro.
Infatti l'articolo di Hammer analizzava la possibilità che l'Amministrazione americana avesse ignorato o sottovalutato elementi che lasciassero prevedere o immaginare quanto accaduto l'11 settembre 2001, e l'Operazione Bojinka non prevedeva il dirottamento suicida di aerei di linea carichi di passeggeri.
Dopo questo primo tonfo, Wells non demorde e porta il discorso su alcune indiscrezioni della polizia filippina, secondo cui uno dei terroristi implicato nell'operazione Bojinka aveva manifestato il desiderio di fare un dirottamento suicida, e quest'informazione era stata comunicata alle autorità americane.
Viene smentito nuovamente, con un articolo di John che dimostra che non c'è traccia che le autorità americane avessero ricevuto una simile informazione prima del 2003, quando fu catturato il terrorista Khalid Sheikh Mohamed, organizzatore degli attacchi dell'11 settembre 2001 e dell'Operazione Bojinka del 1995.
Dopo il secondo tonfo, Wells passa ad attaccare un articolo di Paolo Attivissimo, dedicato all'ultima (si spera) versione del film complottista Loose Change.
Per dimostrare che lui è un gran figone esperto di stampa straniera e gran conoscitore dei giornalisti internazionali, Wells scrive:
"James Taranto (l’autore dell’articolo del 2001) scrive per il WSJ (non “from elsewhere”), e scrive anche per l’eccellente «The American Spectator», giornale conservatore, che compravo quando ci scriveva Tom Wolfe."
Insomma, uno che legge il Wall Street Journal e conosce a fondo Tom Wolfe fa proprio tanto "figo", no?
Dopo questa sparata, Wells lancia il suo attacco ad Attivissimo, basandosi su alcuni scritti del "giornalista" Henry-Levy, e per accreditare quest'ultimo cita un altro giornalista:
"Varadarian cita Henry-Levy, che lavora by extrapolating vigorously from hard information gathered from the Pakistani police, Indian intelligence and his own painstaking research.
...gente come Henry-Levy, Varadarian.
Intellettuali di prima categoria, che non ci pensano due volte a dire: “It’s a fact”.
Ma John scopre che la frase attribuita da Wells a VARADARAJAN (e non Varadarian come lo chiama lui...) è ben diversa:
"Mr. Lévy is better described here as a forensic fabulist, who weaves his tale by extrapolating vigorously from hard information gathered from the Pakistani police, Indian intelligence and his own painstaking research. Sometimes his flights are so undisciplined as to be flights of fancy, in which he leaves the zone that might properly be called extrapolation and enters the sphere of pure imagination. This imparts to his book a lurid, haut-tabloid quality."
Altro che parlar bene di Henry-Levy! Varadarajan sta dicendo che è uno che va voli pindarici con la fantasia, un romanziere, ed il suo libro è al pari di una pubblicazione scandalistica!
Ma come! Il figo Wells, che conosce giornalisti internazionali e legge la stampa estera, poi prende una cantonata del genere?
Scoperto il bluff e dopo il terzo tonfo consecutivo, Wells annaspa di qua e di là e poi tenta di uscirsene in qualche modo, facendo taglia e copia ad alcuni commenti di John:
"* Il memo che riporti è senza firma, senza timbri e non reca indicazioni di chi l'avrebbe redatto. Inoltre alla fine fa capire chiaramente che non è redatto da americani. Sono fogli che potrebbe aver scritto chiunque...
* Nemmeno negli atti della polizia filippina risulta questa storia
* le quattro righe stanno in un memo della polizia filippina"
Citando queste tre frasi, scritte da John in commenti diversi, Wells vuol far intendere che John avrebbe prima detto che il memo non è della polizia filippina, e poi che il memo è della polizia filippina.
E dopo aver lanciato quest'ennesimo attacco, conclude:
"La discussione è chiusa."
Ma come? Tre settimane di accanimento, e poi Wells si accontenta di aver trovato quella che lui ritiene una contraddizione nei commenti (nemmeno negli articoli) di John?
Che risultato misero misero... devono essere proprio "tosti" questi di Undicisettembre, se un ricercatore con i controfiocchi come Wells, dopo tre settimane di attacchi, si ritira con una cosa così insignificante.
Eppure... Wells ha tonfato di nuovo!
Infatti non c'è alcuna contraddizione in quello che aveva scritto John, con i commenti collocati nel contesto esatto.
Nella frase:
"* Il memo che riporti è senza firma, senza timbri e non reca indicazioni di chi l'avrebbe redatto. Inoltre alla fine fa capire chiaramente che non è redatto da americani. Sono fogli che potrebbe aver scritto chiunque..."
John sta facendo notare che mancano firme, timbri e indicazioni valide per identificare il redattore del memo. Ed effettivamente è così.
In quest'altra:
"* Nemmeno negli atti della polizia filippina risulta questa storia"
John sta parlando di atti, non di memo.
Ossia di atti ufficiali, interrogatori, verbali e non certo appunti anonimi.
Ma Wells fa finta di non capire la distinzione (e a questo punto pensiamo che non l'abbia capita davvero)!
E infine in questa:
"* le quattro righe stanno in un memo della polizia filippina"
John conferma il fatto che le "quattro righe" di cui si parla stanno in un "memo", non in un "atto".
In conclusione, non una Perla, ma una vera e propria catena di Perle quelle regalateci da Wells.
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