Josè Arguelles se n'è andato.
A darne la notizia, qui su Perle, è stata una nostra lettrice, che ci ha segnalato il link del lancio di agenzia (Adnkronos; Backup Url).
Arguelles è stato il padre di una delle più abusate profezie apocalittiche in circolazione, quella secondo cui la fine del mondo arriverà nel 2012.
Il 21 dicembre 2012, per l'esattezza.
Arguelles è stato artista, professore di storia dell'arte e scrittore. Nel 1987 ha pubblicato il libro "Il fattore Maya" da cui - riferiscono i media - sarebbe nato il filone catastrofico del 2012.
Un filone un po' in crisi, oggi come oggi, visto che al 2012 ci stiamo arrivando e ben presto queste teorie si riveleranno per le fandonie che sono.
Qualche profeta ha già iniziato a cambiare i termini della questione: qualcuno non parla più di fine del mondo ma di fine di un ciclo vitale, qualcun altro dice che i calcoli sono sbagliati e abbiamo ancora qualche anno di vita...
La verità è che questi contafrottole hanno fatto un bel po' di soldoni tra libri, video e conferenze, e adesso devono inventarsi qualcosa per continuare a truffare la gente anche dopo il 2012.
Il problema non si pone più per Arguelles, che ha deciso di togliere il disturbo e lasciare questa valle di lacrime giusto adesso che il 2012 è alle porte.
Si è spento il 23 marzo 2011 all'età di 72 anni, lasciando in eredità al mondo un certo numero di libri, la PAN (Planet Art Network) organizzazione per la ricerca della pace spirituale e artistica, e decine di migliaia di irrecuperabili idioti che credono nelle sue teorie.
Ci è quindi sembrato giusto tributare questa Perla ad Arguelles, e abbiamo voluto ricordarlo con le parole che ha detto in questa sua intervista (Backup Url):
Bisogna fare una distinzione tra i Maya archeologici, i Maya dell'antropologia, gli Indigeni Maya e i Maya galattici . E occorre anche riconoscere la natura della mente e della civiltà che sono oggi così affascinate dai Maya, e che creano un 'revival Maya' a questo punto del proprio ciclo di sviluppo .
(...)
Il "computo sacro" , o Tzolkin, è la chiave per comprendere i "Maya galattici . Perchè i Maya tenevano così tanti calendari? Qual'era l'origine, quale lo scopo dello Tzolkin di 260 giorni, o computo sacro - la base che unifica l'elaborato sistema calendrico ? Il mio lavoro di ricerca e quello di altri, tra i quali Humbatz Men ed il suo maestro, Domingo Martinez Paredez, inducono a considerare i Maya come una come una razza di origini galattiche, se non geneticamente, almeno in termini di tipo e livello di conoscenze...
(...)
Dopo il successo de "Il Fattore Maya", ho concentrato la mia attenzione sulla comprensione della base matematica del calendario Maya . La mia ipotesi era lontana dalla prospettiva materialista antropologica - che il calendario Maya fosse uno strumento etnico , locale per determinare quando seminare : in realtà si trattava di un sistema universale di principii matematici che, essendo galattici quanto a natura ed origine, possono essere generalizzati e sistematizzati in modo tale da essere messi in relazione al corso della nostra attuale civiltà . Un ulteriore corollario consiste nel fatto che i Maya ci hanno lasciato lo Tzolkin, il "calendario sacro" di 260 unità, come traccia matematica e scientifica da decifrare e comprendere in tutta la sua universalità . Mia moglie Lloydine ed io abbiamo cominciato le nostre ricerche sulla base di questo strumento e di questa ipotesi . La prima cosa da fare era vivere secondo i cicli del tempo così come furono misurati dal calendario Maya - cicli di tredici e di venti giorni . Sulla base di questi parametri, abbiamo identificato in seguito altri cicli, più grandi e più piccoli . Nel giro di due anni riuscii a ridurre l'intero codice alla sua formula matematica pura, il codice 0-19 , amplificato dalla sequenza di quattro colori . Era chiaro che il sistema del tempo non era lineare , bensì definito da una matrice radiale in cui il punto zero è il sempre-presente qui-ed-ora .
Quindi, poichè vivevamo in un mondo fenomenico dominato da - ed eravamo noi stessi modellati da - questi stessi principii, fummo in grado di fare la scoperta del principio delle frequenze temporali . Fu nel 1989 che, nel corso delle nostre ricerche, ci trovammo al Museo del tempo a Ginevra, in Svizzera . Divenne immediatamente chiaro che esistono due frequenze temporali : la frequenza temporale artificiale e meccanica della civiltà del Vecchio Mondo, che si identifica nel 12:60, il calendario irregolare di dodici mesi e l'ora di sessanta minuti ; e la frequenza 13:20 del tempo naturale - 13 lune, 20 dita tra mani e piedi . Questo fu l'inizio di un ciclo di sette anni cui diamo il nome di scoperta della Legge del Tempo .
Tutto chiaro?
Non si capisce una minc.... un fico secco, lo sappiamo. Tutta roba buona per impressionare i polli.
Questo era Arguelles. Pace all'anima sua.
Ci ha incuriositi, però, il nome dell'autore di questa intervista, che si definisce:
Antonio Giacchetti, Serpente Auto-Esistente Rosso
All'inizio abbiamo pensato che fosse un refuso di stampa: Serpente Auto-Esistente Rosso?
Poi abbiamo cercato in giro e abbiamo scoperto che questo Antonio Giacchetti, responsabile del PAN italiano (figurarsi se di fronte a una simile corbelleria gli italiani rinunciavano a crearsi una filiale) si definisce davvero Serpente Auto Esistente Rosso, qualunque significato abbia una simile definizione (e dubitiamo che ne abbia uno sensato).
Abbiamo trovato i suoi scritti sul Web e vari "seminari" che ha curato, come questo (Terza onda, Backup Url):
Uno che si definisce Serpente Auto Esistente Rosso e che ha tanto tempo da perdere da frequentare un seminario di Maghi della Terra (!) della durata di ben sette (!!) settimane in Cile (!!!) ha certamente qualche grosso problema e non meraviglia che sia il portavoce italiano delle teorie di Arguelles.
Qualche anno fa anche La Repubblica ha scritto un articolo (Backup Url) su di lui (del resto abbiamo visto più volte che i quotidiani italiani non perdono occasione per dare spazio a qualsiasi corbelleria). Leggiamo cosa ha detto Giacchetti al giornalista che lo intervistava:
Lunghi capelli neri, raccolti in una coda, Antonio Giacchetti è un avvocato che si batte per una causa singolare: quella dei Maya. Messi da parte laurea e tesserino dell' ordine, nel 1995 ha "incontrato" il "Fattore Maya", il libro dello studioso americano José Arguelles già docente di Estetica e Storia dell' Arte all' Università di Princeton.
Quindi Giacchetti era un avvocato. Si è laureato in giurisprudenza, ha superato un duro esame per diventare avvocato, ha fatto il praticante per anni... poi ha deciso di aver sbagliato tutto nella vita e si è dedicato alle profezie Maya...
(...) La folgorazione è avvenuta a Miami, che è "Maya-mi" (...)
Il solito raccomandato. San Paolo fu folgorato sulla via di Damasco... Giacchetti nella ben più ospitale e lussuriosa Miami!
Miami = Maya-mi, dice Giacchetti... Se è per questo Miami è anche uguale a Mi-Ami. Può significare che Giacchetti si è innamorato di Arguelles?
Oppure Miami = Mia-MI, che può significare la Mia Milano.
E che dire di Mi-Ami, che potrebbe stare per Mio Amico?
La verità è che Miami non c'entra nulla con i Maya, il nome deriva dalla parola Miahmi usata dagli indiani Seminole per indicare il fiume che attraversava quella terra.
Ho messo il libro in una busta e me lo sono spedito in Italia: così l' ho ritrovato a casa dei miei.
E, di grazia, che ragione c'era di fare una cosa simile? Non poteva tenere il libro con sé e portarlo in Italia al rientro? Davvero c'è poco da fare: quando uno è strano è strano...
(...) «Difficile raccontare i Maya in poche parole - dice lo studioso che è spesso in giro per seminari sul tema - siamo abituati a pensare a una popolazione che ha vissuto in quella zona geografica. Invece Maya è uno stato della mente, un livello di coscienza, e chi lo raggiunge è Maya».
Diciamo pure che chi lo raggiunge è ma...tto!
Per esempio il nome della madre di Buddha era Maya, e Maya è il nome di una delle Pleiadi e della Dea greca e romana della Primavera; in Oriente, inoltre, c' è il velo di Maya, cioè l' illusione. «Maya è dappertutto, ma la nostra mente è più a suo agio con un riferimento storico-geografico. Se io ti dico: "Praticavano e studiavano "tecnologie mentali", come la telepatia e il viaggio nel tempo; la loro cultura raffinata rappresenta un livello della coscienza, uno stato mentale", tu rispondi: "cos' è questa storia". Se dico: "Sono un popolo scomparso che viveva in Centro America fino a 500 anni fa" la nostra mente è più tranquilla».
Appunto. Uno sano di mente sa che i Maya sono stati una civiltà passata.
Solo uno matto da legare pensa che i Maya praticassero telepatia e viaggi nel tempo.
Orsù Giacchetti, ex avvocato e ora "Serpente Auto-Esistente Rosso"... vediamo di raccontare meno frottole alla gente, che è meglio...
Ringraziamo Roberta per la segnalazione.
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