giovedì 16 settembre 2010

Il grande orecchio di Eric Salerno

I complottisti sono gente strana e talvolta pericolosa, per varie ragioni che abbiamo ben evidenziato nelle nostre Perle.

Nella migliore della ipotesi è gente che ha scelto di arricchirsi a spese dei gonzi, nella peggiore è gente che ha visioni rivoluzionarie e auspica il ritorno delle purghe staliniane o delle croci naziste.

Finché il complottismo rimane relegato tra blog allucinati, forum di drogati e venditori ambulanti di DVD, possiamo considerarlo come l'inevitabile prezzo da pagare per la nostra libertà: anche gli imbecilli, infatti, hanno diritto di esprimere le proprie opinioni, anche se spesso fanno più chiasso di quelle serie.

Il discorso cambia quando il complottismo approda su altri lidi e viene pubblicizzato da giornalisti "seri", figure istituzionali e professionisti.

In questi casi la disinformazione è pericolosa, non solo perché determina un'impennata nel numero di idioti circolanti, ma anche perché accalappia un sacco di gente normale indottrinandola secondo precise ideologie.

E' questo il caso di un articolo pubblicato recentemente su Il Messaggero, che porta la firma di Eric Salerno, il tipo che vedete nell'immagine di apertura.

L'articolo si intitola:

"Il “grande orecchio” israeliano spia il mondo dal deserto del Negev".

E spiega:

"Possono leggere il testo di questo articolo mentre passa dal mio computer a quello del Messaggero. Possono ascoltare le conversazioni tra l’autore e il giornale. [...]
Circondato dai campi di Kibbutz Urim, nel Negev occidentale, un ricercatore neozelandese ha scoperto una delle più importanti basi d’ascolto del mondo. Qui, le “luci”, una sfilza di trenta antenne e parabole satellitari di grandezze diverse, consentono all’Intelligence militare di Tel Aviv e al Mossad di ascoltare conversazioni telefoniche e leggere email di «governi, organizzazioni internazionali, società straniere, gruppi politici e individui». Nemmeno i cavi sottomarini che collegano l’Europa al Medio Oriente, in particolare quello che parte dalla Sicilia, hanno segreti per gli addetti all’ascolto. Conoscono alla perfezione le lingue di mezzo mondo."

E' evidente che per scrivere queste righe, Eric Salerno deve avere necessariamente una importante qualità: l'assoluta ignoranza dei più elementari principi di funzionamento delle telecomunicazioni e delle onde elettromagnetiche.

Infatti un'antenna posizionata nel deserto del Negev, o in qualsiasi altra parte del mondo, non può avere i poteri fantascientifici citati da Salerno, perché i radiosegnali rispondono a precise leggi fisiche e anche la tecnologia più sofisticata deve rispettarle.

Affinché un sensore possa "intercettare" una comunicazione radio, è necessario che il sensore si trovi entro un determinato raggio dalla sorgente del segnale, e questo raggio dipende in via principale dalla potenza e dalla lunghezza d'onda del segnale stesso.
Se vi trovate a Roma, ad esempio, non c'è apparato al mondo che possa consentirvi di ascoltare direttamente le trasmissioni di una radio locale di New York o le comunicazioni dei radiotaxi di San Francisco, nonostante le potenze di emissioni siano molto elevate.
Per questo esistono i ripetitori, destinati a ripetere il segnale affinché possa coprire un'area più vasta, quando questo è necessario.
Questo vale anche per i cellulari. Quando parlate al cellulare, il vostro segnale radio può essere intercettato soltanto da un'antenna che si trovi abbastanza vicina alla "cella" in cui vi trovate o da un'apparecchiatura posizionata lungo il tragitto su cui viene instradata la comunicazione.
Provate ad allontanarvi di qualche decina di metri da un router wireless, e constaterete che il vostro computer portatile non vede più la rete: figuratevi se nel deserto del Negev possono intercettare le mail che Eric Salerno scrive al Messaggero!

Peraltro, molte comunicazioni viaggiano via cavo (compresa la maggior parte delle comunicazioni Internet) e non c'è modo di intercettarle con un'antenna radio, nemmeno se ci provasse Manitù in persona.
Quella di intercettare le comunicazioni dei cavi sottomarini è quindi una gigantesca bufala.
Per intercettare quelle comunicazioni, infatti, è necessario accedere fisicamente al cavo o alle sue centrali terminali. Si può fare, ma le antenne del Negev non c'entrano un fico secco.
Semmai, dal Negev possono captare i segnali inviati da satelliti che a loro volta provvedono a intercettare le radiocomunicazioni o a ritrasmettere le comunicazioni provenienti da sensori opportunamente posizionati, ma tutto questo non è poi molto più sofisticato di quanto lo sia un banale allarme satellitare antifurto per autovetture.

Ad esempio, guardando la foto qui sotto il buon Eric Salerno potrebbe subito pensare a una segretissima installazione spionistica:


e invece è solo una parte delle antenne paraboliche installate presso il centro di telecomunicazioni di Telespazio in Abruzzo.

Ma quali sono le fonti delle straordinarie rivelazioni di Eric Salerno?
E' presto detto:

"Il neozelandese Nick Hager è autore di un libro, pubblicato nel 1996 sul ruolo del suo Paese [...] nella raccolta di “intelligence” [...] Ora ha individuato ciò che ritiene sia uno dei centri d’ascolto più grandi del mondo [...] che dista poche decine di chilometri dalla centrale nucleare di Dimona.
[...]
Nel suo racconto, Hager cita un ex-militare il cui compito era di seguire le conversazioni in inglese e francese [...]".

Uno scrittore che ha sentito un ex-militare. Tutto qui.
E di colpo una banale base di ascolto elettronico, simile a quelle di cui dispongono gran parte delle nazioni più "impegnate", diventa un romanzo di fantascienza...

Non è la prima volta che Eric Salerno regala ai suoi lettori simili bufale.
Proprio nell'immagine in apertura, infatti, lo vediamo stringere tra le mani il libro Mossad Base Italia nel quale sostiene che il Mossad avrebbe aiutato le Brigate Rosse ai tempi del rapimento di Aldo Moro.
Nell'intervista linkata, spiega:

"[...] il Mossad avrebbe detto a uno dei leader della Brigate Rosse: “Noi siamo felici di aiutarvi anche in qualche modo se vi serve. Non a compiere gli attentati ma soltanto perché ci fa comodo se voi esistete”."

Ora, quando in certe affermazioni leggiamo il condizionale, possiamo star certi che siamo in presenza di una gigantesca corbelleria.
Il modo migliore per scrivere una baggianata è infatti proprio quello di usare il condizionale: si può fare qualsiasi affermazione e se un domane vien fuori che era una baggianata, si può sempre dire: "Eh mai io non ho detto che era vero, ho usato il condizionale!".

Il Mossad HA o NON HA detto una cosa simile? Mica son noccioline, non si può pensare di cavarsela con un "avrebbe detto"!

E che sia una baggianata è fuor di dubbio: ve lo immaginate il Mossad (non un agente qualsiasi, proprio il Mossad, ossia l'intero servizio) che spiega ai brigatisti: “Noi siamo felici di aiutarvi anche in qualche modo se vi serve. Non a compiere gli attentati ma soltanto perché ci fa comodo se voi esistete”.

E perché mai avrebbero dovuto dare simili spiegazioni?
E perché mai i brigatisti rossi, che ideologicamente erano schierati agli antipodi rispetto al Mossad, avrebbero dovuto accettare l'aiuto di un servizio segreto nemico, per di più sapendo che quell'aiuto era finalizzato a interessi di quel servizio stesso?

E' come se il capitano dell'Inter si offrisse di pagare da bere ai giocatori del Milan fino a farli ubriacare, mezz'ora prima del derby, spiegando loro che lo fa per vincere la partita, e quelli accettassero senza battere ciglio!

Insomma, sig. Eric Salerno, diciamocela tutta: la storiella del grande orecchio elettronico che dal Negev spia finanche i nostri citofoni è una gran baggianata, e questa del Mossad che aiutava i brigatisti rossi una bufala DOP.

Messe insieme fanno una gran bella Perla, che dimostra la malizia e la malignità con cui qualcuno tenta di rovesciare le verità storiche e trasformare i carnefici in vittime, le vittime in carnefici, gli amici in nemici e i nemici in amici.

Vorremmo poter dire che è l'ennesima dimostrazione di pessimo giornalismo, ma noi pensiamo sia molto peggio.

Ringraziamo Simone B. per la segnalazione.