Lo shot che vediamo qui a fianco è tratto dall'ultimo "documentario" di Massimo Mazzucco, preannunciato con il titolo "La Verità di Cristallo" e poi diffuso come "Il Nuovo Secolo Americano" nell'autunno del 2007.
Con questo film Mazzucco getta la spugna e rivela i suoi profondi sentimenti anti-americani, indugiando in frequenti paragoni tra l'America di oggi e la Germania nazista.
Il film è una raccolta di falsità e di montaggi ad effetto studiati per ingannare lo spettatore, secondo uno schema già collaudato nel precedente "capolavoro" dello stesso regista, "Inganno Globale".
Qui citiamo un esempio di quest'opera di disinformazione, una vera Perla, che si trova intorno al minuto 67 del film. Il regista sostiene che gli americani, subito dopo aver invaso l'Irak, ne hanno depredato e saccheggiato il patrimonio archeologico a partire dal museo di Baghdad e paragona questo scempio alle razzie di opere storiche e artistiche compiute dalla Germania nazista a spese delle nazioni invase e conquistate.
Per rafforzare e dare "impatto visivo" a queste affermazioni, Mazzucco monta con abilità vari spezzoni video e tra questi c'è l'immagine sopra, propinata allo spettatore per fargli credere che essa mostri soldati americani intenti a smontare e depredare le ricchezze archeologiche irakene.
Come si fa a non credergli?
L'immagine è evidente: un soldato americano, retto a spalla da un commilitone, sta trafficando con quella che sembra una piccola scultura per smontarla e metterla in saccoccia, mentre a pochi passi c'è un altro soldato che osserva tranquillamente la scena ed il tutto è immortalato con una bella fotografia destinata a fare il giro del mondo.
Un ottimo sistema per garantirsi qualche anno di carcere militare...
Ma le cose sono andate davvero come racconta Mazzucco?
Ovviamente no.
Il sito ufficiale del museo di Baghdad, al momento in cui scriviamo, è in fase di allestimento e non fornisce informazioni recenti.
Passiamo allora a quest'altro progetto Web dedicato al recupero del museo di Baghdad, l'Iraq Museum International.
Se i soldati americani lo hanno razziato, sicuramente saranno incavolati neri con loro...
E invece in Home Page campeggia un'iniziativa del Dipartimento della Difesa americano: un mazzo di carte con immagini e consigli per i soldati americani allo scopo di sensibilizzarli a proteggere e rispettare il patrimonio archeologico irakeno!
"Il patrimonio culturale dell'Iraq è parte del tuo patrimonio" recita una delle carte.
"Il Dipartimento della Difesa ha bisogno del tuo aiuto per proteggere le risorse del patrimonio culturale" è scritto su un'altra.
Non sembrano proprio iniziative e frasi che si conciliano con un esercito di vandali.
"It has been my experience that deploying personnel appreciate the history and heritage of the countries where they deploy"
dice Laurie Rush, esperto culturale del DoD, in una dichiarazione riportata sul sito.
Tradotto:
"Sulla base della mia esperienza personale, il personale dispiegato [all'estero] rispetta la storia ed il patrimonio culturale di quelle nazioni dove viene dispiegato".
Ma i fan di Mazzucco ribatteranno che di certo non possiamo fidarci di quello che dice il Dipartimento della Difesa americano né di quello che scrive il progetto Museo Internazionale di Baghdad: vuoi mettere queste fonti con la somma verità mazzucchiana?
Vediamo allora cosa scrive l'Università di Pavia, Dipartimento di Scienze dell'Antichità - Orientalistica in questo articolo:
"L'8 di aprile, durante l'avanzata degli americani a Baghdad, il personale del museo si allontanò dall'edificio per paura dei bombardamenti. Il museo non venne salvaguardato dai militari e fu saccheggiato da un primo gruppo di razziatori, che rubarono tutto quello che poterono portare via, dai computer, alle scrivanie, alle prese elettriche. Oltre a ciò compirono atti vandalici su alcuni reperti. Nei giorni successivi il museo fu depredato da razziatori più esperti. Intanto la notizia del saccheggio si diffuse anche in Occidente ed eminenti studiosi cominciarono a fare pressioni perché si intervenisse. La stampa pubblicò informazioni contrastanti e poco chiare.
Il 16 Aprile i soldati americani ricevettero finalmente l'ordine di intervenire per proteggere il museo, ma ormai si parlava di decine di migliaia di reperti trafugati.
Al termine di questi giorni mancavano all'appello circa 15.000 reperti (le cifre fornite inizialmente erano molto più alte, ma, fortunatamente, si basavano su informazioni inesatte e sono state rapidamente ridimensionate) e molti altri erano stati danneggiati per sfregio. Circa 4000 di questi reperti sono tornati al museo, come il Vaso di Warka, la Dama di Uruk, e la Statua Bassekti, ma risultano ancora mancanti numerosissimi reperti, tra cui migliaia di sigilli."
Ahi che dolor... signor Mazzucco!
Ma come, l'Università di Pavia dice che a razziare il museo sono stati gli stessi irakeni, e non i soldati americani!
Anzi, questi ultimi son dovuti intervenire per proteggerlo e per recuperare le opere trafugate!
Hanno fatto, cioè, esattamente il contrario di quello che afferma Mazzucco!
Una veloce ricerca su Internet ci consente di trovare innumerevoli riscontri al fatto che le forze armate americane si sono impegnate non solo per la protezione dei musei e dei siti archeologici, ma anche per il recupero dei reperti trafugati dai razziatori locali.
La didascalia della foto qui a fianco recita:
MUSEUM LOOT — Artifacts found by the 422nd Civil Affairs Battalion sit on the floor during a house raid in Baghdad, Iraq, July 7, 2003. The 422nd Civil Affairs Battalion found the artifacts as well as a small weapons cache and money during a raid to recover stolen artifacts from the Baghdad Museum. U.S. Army photo by Cpl. Jacob H. Smith.
In sintesi: materiale recuperato a luglio del 2003 nel corso di un raid americano per ritrovare i manufatti rubati dal museo di Baghdad!
Come si mette la storia, signor Mazzucco?
Come si mette con quest'altro articolo di cui mostriamo uno shot, che spiega come militari di una base aerea americana in Irak hanno trovato preziosi reperti archeologici nel suolo dell'area militare, e riporta le dichiarazioni di uno storico irakeno che spiega che durante il regime di Saddam gli archeologi non avevano accesso a quell'area né a quello che veniva rinvenuto dai soldati irakeni che vi erano stanziati?
Chi sta mentendo?
Mentono il Dipartimento della Difesa americano, i responsabili del Museo Internazionale di Baghdad, l'Università di Pavia, gli avieri americani, gli storici irakeni... o il bugiardo è il signor Mazzucco?